mercoledì 14 marzo 2012

Matrimonio indiano

Ieri qui all'hotel c'è stato un matrimonio: rampolli di famiglie piuttosto facoltose, come poi mi ha detto la ragazza della reception. Venti lack, ha aggiunto: due milioni di rupie, solo per l'hotel, qualcosa come trentamila euro.  Sono arrivato da lavoro e ho trovato la hall invasa da decine e decine di parenti e amici degli sposi. Erano così tanti che ad un certo punto mi sono fatto indicare da un cameriere le scale di servizio perché gli ascensori non erano agibili, con tutte quelle signore in sari che andavano avanti e indietro. Di primo acchito, mi sono stupito che tutta quella massa di gente mi ricordasse il mio, di matrimonio. Ma del resto, la fauna era la stessa: vecchie zie indaffarate, vecchi zii imbambolati, e poi bambini che corrono, e preadolescenti paffuti e troppo alti. E poi, nei corridoi, persone che si chiamavano da una stanza all'altra, e ragazze che si preparavano, e mogli che facevano tardi e mariti che sbuffavano. Le famiglie degli sposi avevano alloggiato qualcosa come quattrocentotrenta persone.
La sera, dalla terrazza della piscina, si vedevano le persone che festeggiavano nel giardino: una quantità di gente. Sarebbe stato un signor matrimonio anche da noi: una decina di chioschi diversi per i cibi, e un palco per lo spettacolo. Il matrimonio è continuato il giorno dopo, come da copione per un matrimonio indiano. Il mio cameriere preferito, un ragazzo che non sembra avere nemmeno diciott'anni, mi ha confermato che i matrimoni durano diversi giorni qui. Certo, ha aggiunto, nel sud dell'India esagerano: quattro, cinque giorni... un paio bastano. Eh, ho pensato, c'è sempre qualcuno che è più terrone di te.
Noi in sud Italia facciamo matrimoni in grande stile, ma siamo dei pivelli in confronto agli indigeni: un mio collega indiano ha detto che al suo matrimonio c'erano mille e trecento persone, ma quello del fratello è stato anche più grande, ed un altro collega, che al suo erano in cinquemila e hanno dovuto affittare una scuola per farci entrare tutti. Ha aggiunto che i luoghi per matrimoni in india sono in grado di ospitare decine di migliaia di persone. Degli stadi, praticamente.
Il gusto indiano ama la ricchezza e il barocco. Così, il giorno dopo lo sposo si è prodotto in una una scena considerevole: vestito di bianco e oro, è montato su un cavallo (bianco, ovvio), mentre donne in sari coloratissimi e uomini con vestiti color panna e marrone, gli ballavano intorno. Lo sposo non sembrava per niente rilassato in quella posizione. Ho saputo poi che è tradizione che si sparino anche dei mortaretti. Altra tradizione - meno benvenuta - è che il cavallo si imbizzarrisca per il rumore e faccia finire lo sposo con il sedere per terra. Mentre dei suonatori di flauto e tamburo facevano del loro meglio per aumentare il casino, lo sposo ha percorso trenta/cinquanta metri in quella bolgia festante, per scendere davanti all'hotel, tirare un respiro di sollievo, e farsi assalire dai parenti pronti a fargli roteare intorno alla testa mazzette di banconote. Alla fine, si sono riuniti tutti sotto un tendone delimitato da colonne dorate, per una solenne mangiata.
Insomma: parenti, casino, musica, un sacco di roba da mangiare e esercizi ridicoli da eseguire davanti a tutti - credo che la differenza con i nostri, di matrimoni, sia questione di dettagli.

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